Secondo i tecnici Brembo la pista dedicata ai fratelli Rodriguez rientra nella categoria dei circuiti impegnativi per i freni. A differenza di altre componenti l’altitudine record del tracciato della capitale messicana non incide sul funzionamento vero e proprio dell’impianto frenante, che invece è messo a dura prova dai picchi di velocità. La scarsa densità dell’aria però contribuisce a un minor rendimento del cooling per dischi, pastiglie e pinze oltre che per i radiatori e quindi i motori. Nonostante sia la terza pista più corta del Mondiale, i freni vengono utilizzati 9 volte dai piloti sul tracciato messicano, per un totale di 16 secondi e mezzo per ciascun giro, equivalenti al 21 per cento della durata complessiva della gara, anche se 6 frenate sono racchiuse nelle prime 7 curve mentre dalla curva 8 alla 17 i freni sono impiegati appena 3 volte. Le curve 6 e 7 sono le sole consecutive in cui il pilota è chiamato ad uno sforzo sul pedale del freno superiore ai 100 kg. Tre sono invece le curve con decelerazioni di almeno 4 g, anche se il picco massimo è di 4,1 g, come nel GP Qatar. Perciò dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita sul pedale del freno un carico totale di 67 tonnellate. Delle 9 frenate per giro, 3 sono considerate altamente impegnative per i freni. La più dura è quella che precede la prima curva, perché approfittando del lungo rettilineo le monoposto vi arrivano ad una velocità di 343 km/h, scendendo a 113 km/h, in 2,68 secondi in cui si percorrono 147 metri, con i piloti che esercitano un carico di 128 kg sul pedale e sono sottoposti ad una pressione di 4,1 g.