Secondo i tecnici Brembo la pista di Silverstone rientra nella categoria dei circuiti poco impegnativi per l’impianto frenante. Addirittura, in una scala da 1 a 5, il Silverstone Circuit ha un indice di difficoltà 1. Nel calendario F1 esiste un solo altro circuito che possiede tale valore, ed è Suzuka. Nonostante la classificazione minima, l’impianto frenante è tutt’altro che superfluo al Silverstone Circuit. Ad ogni giro i piloti azionano il pedale del freno 8 volte per garantire il migliore inserimento in curva. In caso di pioggia, una variabile da tenere in considerazione a Silverstone, in staccata si possono notare le maggiori differenze di stili di guida tra i diversi driver. In tale circostanza la differenza la farà il pilota che meglio riuscirà ad interpretare il livello ottimale di potenza frenante scaricabile sull’asfalto. La vera sfida a Silverstone è quella di evitare la vetrificazione (glazing) del materiale d’attrito, e quindi riuscire a portare il materiale di attrito in un range di temperature superiori a 350 °C, che è la temperatura minima di esercizio per dischi e pastiglie in carbonio. Le zone del tracciato più critiche sotto questo aspetto i piloti le incontrano una volta superata la Brooklands (curva 6) fino alla Chapel (curva 14) perché in quella sezione il ricorso ai freni è veramente ridotto. Delle otto frenate per ciascun giro del tracciato inglese solo tre sono considerate impegnative per i freni. La più impegnativa è quella che precede curva 6, dove le vetture arrivano ad una velocità di 305 km/h e scendono ad una velocità di inserimento in curva di 141 km/h in appena 2,51 secondi, durante i quali si percorrono 143 metri. Per riuscirci i piloti esercitano un carico di 122 kg sul pedale del freno e subiscono una decelerazione di 4,2 g.