Una settimana dopo Austin, la Formula 1 si sposta 1.200 km a sud per il 3° GP di Città del Messico, in programma nel fine settimana sulla pista intitolata ai fratelli Pedro e Ricardo Rodriguez, glorie dell’automobilismo sportivo del Paese centroamericano negli anni Sessanta e Settanta. 

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Lungo poco più di quattro chilometri e caratterizzato da 17 curve, il circuito è situato nella zona orientale della capitale messicana, che si trova a oltre duemila metri di altitudine. Ciò ha un effetto rilevante sulla prestazione delle vetture, in quanto l’aria rarefatta riduce la resistenza all’avanzamento, tanto che proprio qui la Formula 1 ha stabilito il record di velocità massima con 372,5 km/h, e il carico aerodinamico generato dalle monoposto: infatti, se la configurazione è solitamente quella usata sui circuiti che richiedono un livello di carico elevato, l’effetto sulle gomme è molto più basso.

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Anche il livello di aderenza prodotto dall’asfalto è nettamente inferiore alla media, visto che la rugosità è fra le più basse di tutto il calendario. Il graining, invece, è un fenomeno abbastanza frequente su questa pista, anche perché i pneumatici sono soggetti ad uno scivolamento maggiore dovuto all’aerodinamica scarica e alle elevate altezze. Inoltre, la differenza di temperatura tra l’inizio e la fine della giornata è molto significativa, un fattore in più da tenere in considerazione nell’analisi del potenziale degrado degli pneumatici.

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Il settore più critico per le gomme è quello centrale, dalla curva 4 alla 11, che è anche il tratto più guidato e denso di curve a media velocità. Il primo tratto è prettamente di motore, con due lunghi rettilinei, incluso quello lunghissimo del traguardo, mentre il terzo è caratterizzato dalla suggestiva sezione dello stadio, con quattro pieghe lentissime che conducono i piloti dentro a un ex campo da baseball contornato da altissime e rumorosissime tribune. Altre due curve strette a destra riportano le monoposto sul rettilineo di partenza. Ci sono tre zone DRS.

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Pirelli ha scelto di portare in Messico il tris di mescole da asciutto più morbido (C3, C4 e C5) a disposizione: la mescola C3 come P Zero White hard, C4 come P Zero Yellow medium e C5 come P Zero Red soft. Una selezione di uno step più morbido rispetto al 2022. È stata una scelta ponderata sia sulla base dell’esperienza dello scorso anno sia sulle simulazioni fornite dalle squadre. Ciò dovrebbe portare ad una maggior varietà nelle scelte strategiche in gara, aprendo alla possibilità di effettuare due soste: nel 2022, quando le mescole scelte erano state C2, C3 e C4, quasi tutti i piloti effettuarono solamente un pit-stop, privilegiando una combinazione fra Soft e Medium.

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Un’ulteriore sfida per i tecnici sarà quella di risolvere i possibili problemi di raffreddamento. Sempre a causa dell’altitudine, la scarsa densità dell’aria causa una minore capacità di raffreddamento sia dei motori sia dei freni, anche se questi ultimi sono messi più a dura prova dai picchi di velocità. Infine, ma non ultimo, il meteo, previsto abbastanza incerto a Città del Messico in questa settimana, sia per temperature sia per condizioni, potenzialmente a rischio pioggia quasi ogni giorno.

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