Domenica 13 marzo si è spento, all’età di 86 anni, Vic Elford. Considerato uno dei piloti più veloci degli anni Sessanta e Settanta, tanto da meritarsi il soprannome di “Quick Vic”, e versatili in generale, dato che nella sua carriera ha corso e vinto praticamente in ogni tipo di competizione: pista, rally e anche fuoristrada.

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Non solo, Vic Elford era considerato anche un pilota molto intelligente, simpatico e dal grande cuore. Allo scopo giova ricordare l’onoreficenza di Chevalier de Ordre national du Mérite che gli fu assegnata dal Presidente francese Georges Pompidou per il suo "coraggio ed eroismo": durante la 24 Ore di Le Mans 1972, alla guida dell’Alfa Romeo 33, venne superato alla Curva Mulsanne da Jo Bonnier con la Lola ma subito dopo vide quest’ultimo entrare in collisione con una Ferrari 365 Daytona nel tentativo di sorpasso. Appena giunto sul luogo dell'incidente, scese immediatamente dalla sua auto lanciandosi tra il fumo e le fiamme nel tentativo di salvare i due colleghi, che credeva ancora intrappolati nelle vetture. Con somma sorpresa, aprendo lo sportello della Ferrari trovò l'abitacolo vuoto: il pilota si era già rifugiato oltre il guard rail, mentre Bonnier era stato meno fortunato, finendo con la sua Lola tra gli alberi e trovando la morte. Al riguardo il pilota inglese dichiarò di essere “molto fiero di riceverla, ma non mi sarei voluto trovare nelle circostanze in cui l'ho ottenuta. Non credo di aver fatto nulla di speciale, perchè se la vita di un pilota era a rischio, pensai fosse assolutamente normale provare a salvarlo”.

Inoltre, le sue doti di velocità e affidabilità, gli valsero nel 1970 l’ingaggio da parte di Steve McQueen per girare le scene ad alta velocità del suo film "Le 24 Ore di Le Mans".

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Elford raccontava così come nacque la sua attrazione per le corse. “Nel 1949 mio padre mi portò a vedere il primo British Gran Prix del dopoguerra. Fu lì che decisi "questo è ciò che farò!" Avevo 13 anni”. 

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Detto fatto. Dopo le prime esperienze in qualità di navigatore a fianco del rallista David Seigle-Morris su una Triumph TR3A, il giovane londinese nel 1961 debutta in veste di pilota al volante di una Mini. La stagione successiva diventa già pilota ufficiale della DKW Junior con cui ottiene le prime vittorie nel campionato britannico, approdando poi nel 1964 alla squadra ufficiale Ford britannica dove guida una Ford Cortina. Nel 1966 passa tra le fila Porsche conquistando la terza piazza nel Tour de Corse al volante di una 911, macchina con la quale l’anno successivo si laurea Campione Europeo Rally. Nello stesso anno vince anche il primo evento di rallycross della storia, al Lydden Hill Race Circuit nel Kent, con una Porsche 911 R fornita dall'importatore britannico AFN. Così Elford si guadagnò il contratto ufficiale con la Casa di Stoccarda.

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Peraltro il pilota inglese ha sempre mantenuto una certa predilezione per la Porsche 911, che definiva “l'unica vettura sufficientemente adattabile da poter essere utilizzata in tutte le circostanze possibili. Neve, ghiaccio, asfalto, salite, discese, percorso veloce o lento: la 911 può fare qualsiasi cosa."

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Infatti ricordava con entusiasmo le sue esperienze con la GT di Stoccarda al Rally di Montecarlo: nel 1967, al volante di una 911 S conquistò la vittoria di classe e il terzo posto assoluto, ma l’anno successivo con la 911 T, affiancato da David Stone, centrò il bersaglio grosso. Nonostante fosse un uomo piuttosto umile, ecco come ricordava quella fantastica edizione: "Una Porsche 911 avrebbe potuto vincere il Rally di Montecarlo senza di me? Sì, ma non nel 1968. Penso che nessun altro avrebbe potuto guidare una 911 come feci io all'epoca". Fu una sfida epica con l’amico rivale Gerard Larrousse, su Alpine.  "Prima di raggiungere il Col de la Couillole – raccontava Elford -, il mio copilota disse: rilassati. Ieri sera abbiamo verificato che non dovrebbe esserci neve o ghiaccio, perciò fidati di me e delle nostre note. Sai di essere il più veloce in montagna, quindi guida e basta. In realtà non fu proprio così, perché alcuni spettatori avevano coperto alcuni tratti di strada con la neve per godersi lo spettacolo. Ma fu Larrousse a scivolarci sopra. Terminata la speciale chiesi a David quante curve avrei potuto prendere più velocemente? Lui mi rispose: due. Mentre io pensavo fossero almeno tre. In realtà avevo scelto pneumatici racing e fidandomi ciecamente di David percorsi a tutto gas, a 200 km/h in quinta marcia, una zona ghiacciata. All'epoca fumavo come un camino, ma dopo avere guidato così in quelle condizioni ci vollero diversi tentativi per riuscire ad accendere una sigaretta: quei 26 chilometri mi avevano fatto salire l’adrenalina a mille!” 

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In effetti il 1968 resterà il suo anno speciale. Dopo avere trionfato a fine gennaio al Rally di Monte-Carlo, il weekend successivo vinse la 24 Ore di Daytona, con la Porsche 907LH (“Long Tail”) e un mese dopo ottenne la piazza d’onore a Sebring. A maggio, con la Porsche 907KH (“Short Tail”) conquistò una grande vittoria alla Targa Florio in coppia con Umberto Maglioli, ritenuta da molti la più bella perché ottenuta dopo aver recuperato un ritardo di 18 minuti pagato per una foratura. Due settimane dopo Vic dominò la 1000 Km del Nurburgring, mentre a giugno la 24 Ore di Le Mans gli sfuggì a sole due ore dal termine per un guasto alla frizione.

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Infine, a luglio, il debutto in Formula 1, in un Gran Premio di Francia allagato dove riuscirà a piazzare al quarto posto una Cooper T86B tutt’altro che competitiva. Questo resterà anche il suo miglior risultato nei 16 Gran Premi che disputa tra il 1968 e il 1971.

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Il pilota inglese ha sempre avuto un feeling speciale per la Targa Florio, alla quale ha partecipato a sei edizioni consecutivamente dal 1967 al 1972, e per l’appassionato pubblico siciliano. E sebbene sia andato a segno in una sola occasione , nel 1968, in tutte le altre edizioni ha sempre ottenuto il giro più veloce. "La Targa Florio è sempre stata la mia gara preferita – raccontava “Quick Vic” -. Una volta, poco dopo l'inizio forai una ruota tra Cefalù e Cerda. Gli spettatori sollevarono la mia macchina consentendomi di montare la ruota di scorta. Immaginavo potesse risultare strano aiutare un pilota britannico che vinceva su una vettura tedesca in Italia, invece il pubblico non si fece condizionare da questo e con grande sportività mi aiutò ancora. Poco più avanti forai un’altra volta e siccome non avevo un’altra ruota di scorta un fan smontò una ruota dalla sua macchina per darla a me e consentirmi di ripartire!” 

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In effetti il caloroso e appassionato pubblico siciliano ricambiava in pieno l’attaccamento del campione inglese per la “Targa”. L’abbiamo potuto verificare nel corso della scorsa edizione della Targa Florio Classica, quando passando il bivio di Collesano abbiamo notato sul muro di una casa delle piastrelle con disegni che ricordavano gli idoli del pubblico e proprio vicino a quelle dedicate all’idolo locale, Nino Vaccarella, c’erano quelle dedicate a Elford. Nell’edizione del 1970 Vic in prova pilotò addirittura la 917K sulle strette stradine siciliane, optando poi ovviamente per la più agile 908/3, non per nulla definita “bicicletta”.

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Un azzardo dettato dal grande fascino che l’inglese nutriva per il modello 917, notoriamente non tra i più facili da pilotare. Elford ha guidato ben sei diversi modelli di 917, disputando 16 gare dal 1969 al 1971, inclusa Le Mans dove purtroppo non gli riuscì mai di vincere. Nel 1971, al volante della 917LH in coppia con Larrousse, la vittoria sfumò alla 21.ma ora per un guasto tecnico. "Era decisamente una brutta bestia perché il motore era pesante - ricordava Elford -. Il cambio era montato dietro il motore e causa le torsioni durante la gara diventò sempre più problematico cambiare le marce. Finchè percorrendo la curva di Mulsanne dovemmo arrenderci definitivamente”.

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Poi Elford guidò una 917 per l’ultima volta nel 1973. “Prendemmo in prestito una 917/30 dalla fabbrica per la gara Interserie di Hockenheim. Non avevo mai guidato un'auto da corsa turbo prima di allora, quindi dovetti dimostrare nei test di Weissach di poterla condurre. In realtà stampai il nuovo record sul giro e vinsi anche la gara. Adorai quella macchina!"  

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Dopo la stagione 1973 in cui prese parte a poche corse, Vic Elford si è ritirato dalle competizioni alla fine del 1974. Tuttavia in seguito non ha disdegnato di mettersi di nuovo al volante di vetture da corsa che aveva pilotato durante la carriera, partecipando ad eventi dedicati alle autostoriche come il Tour de Corse Historique nel 2017 e il Monte-Carlo Historique l’anno successivo, in entrambe le occasioni con l’amata Porsche 911.

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