Quello di Interlagos sarà l’ultimo appuntamento della stagione col formato Sprint. Da quando, nel 2021, è stato introdotto questo format, il Gran Premio Brasile ha sempre fatto parte delle gare prescelte, segno di come si presti ad offrire spettacolo e duelli in pista.

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Con i suoi 4,309 chilometri di lunghezza, il circuito di Interlagos è uno dei più corti di tutto il calendario iridato, superato solamente da Monaco e Città del Messico, inoltre è una delle poche piste del mondiale dove si corre in senso antiorario. Adagiato sul fianco di una collina, è caratterizzato da un tratto in ripida discesa dopo la prima curva e da una lunga salita, prima sinuosa e poi con una specie di lunghissimo rettilineo che si percorre in pieno e riporta le vetture sul traguardo.

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È un circuito piuttosto completo, con curve a media e bassa velocità, 15 in totale suddivise tra nove a sinistra e cinque a destra, e diversi cambi di direzione. Un insieme che richiede alle monoposto un carico aerodinamico piuttosto elevato. In termini di forze che agiscono sugli pneumatici, c’è un certo bilanciamento fra quelle laterali e quelle longitudinali.

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Come spesso accade sulle piste permanenti che hanno una lunga storia alle spalle, l’asfalto presenta un livello di rugosità elevato. Il degrado è tuttavia di natura prevalentemente termica, pertanto la scelta del tris di mescole è ricaduta su C2, C3 e C4: C2 come P Zero White hard, C3 come P Zero Yellow medium e C4 come P Zero Red soft.

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Dal punto di vista delle strategie di gara, il doppio pit-stop è l’opzione più prevedibile: la sosta singola richiederebbe tantissima accortezza nella gestione dei pneumatici, penalizzante in termini di passo. Inoltre, la safety-car è assai spesso stata una protagonista a Interlagos, introducendo una variabile in più, così come lo potrebbero essere le condizioni meteorologiche, che in questa parte dell’anno possono mutare molto velocemente anche in maniera significativa.

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