Neppure il selettivo tracciato di Suzuka è riuscito a rendere spettacolare il Gran Premio del Giappone e, soprattutto, a variare un copione già visto, con la terza doppietta Red Bull nelle quattro gare fin qui disputate. Un copione, se possibile, ancora più noioso e scontato della scorsa stagione, che pare spianare con ampio anticipo la strada verso l’ennesimo titolo iridato dell’accoppiata Max Verstappen e Red Bull. Fatta questa premessa, tracciamo squadra per squadra un piccolo bilancio di quanto visto a Suzuka.

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Di Paolo Ciccarone –  RMC Motori

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Red Bull. Solita conferma di Verstappen, che con quella macchina fa quello che vuole e conferma anche di Perez che in qualifica arriva a un soffio, 66 millesimi, ma poi in gara cede sulla costanza di rendimento. Ergo, hanno ancora margine ma il divario ridotto sulla Ferrari, rispetto a un anno fa (sarebbero pochi mesi, ma in F.1 calcoliamo la stagione completa) fa capire come lo sviluppo, per quanto positivo, non sia stato stratosferico come dal passaggio RB18 alla RB19.

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Ferrari. Beccarsi circa 20 secondi di distacco (Sainz terzo) rispetto agli oltre 43 dell’anno scorso sta a significare che la rossa ha ridotto il gap, ma nelle corse vige la regola che i distacchi da clessidra li ammortizzi subito, togliere gli ultimi decimi diventa infernale. Quindi il positivo è che la rossa c’è rispetto a un anno fa, in gara almeno, e che i rivali come Mercedes e McLaren sono decisamente dietro. Unico problema Leclerc. Non tanto per la rimonta da 8° a 4°, non tanto per i distacchi da Sainz, quanto per la tenuta psicologica: il ragazzo sa guidare, ma non sa tirare fuori tutto insieme, chiaro sintomo di un disagio interno. Sarà da approfondire.

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Mercedes. Anche se Hamilton chiede di cambiare strategie, non cambia il risultato. Sono indietro, lo sviluppo della W15 non è pari alle attese e davanti hanno fatto meglio. Un declino cominciato qualche anno fa, dal 2022 per la precisione, che non si arresta e oltre agli errori di progettazione, il problema è il cambio di mentalità. Ovvero, è la prima volta che perdono e non sanno come fare.

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Mc Laren. Buoni passi in avanti, ma le uscite di Sanchez, tecnico di punta, e Pirro (passato ad altro incarico) fanno capire che i lavori in corso sono ancora nella fase iniziale. Hanno mostrato buone cose in qualifica ma in gara non va la gestione gomme, migliore per Ferrari. Sono comunque i più accreditati inseguitori della rossa, perché contro Red Bull non se ne parla, per ora.

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Aston Martin. La squadra ha una punta, Alonso, e un rincalzo, Stroll. Solo che come nelle squadre di calcio fra ragazzini, il proprietario del pallone doveva giocare per forza, i risultati sono evidenti: corre con una punta sola. Adesso non è che con Stroll in zona punti cambiasse molto la storia, ma almeno con due piloti là davanti si potrebbe fare qualcosa di meglio. Fernando ha le chiavi del team, bisogna vedere Stroll padre fino a che punto lascia il pallone al figlio.

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Williams. Ovvero dei disastri e dei tempi che furono, non avere un telaio di scorta è indice di restrizioni economiche, ovvero si fa l’essenziale, con Albon e Sargeant che sbattono spesso (e dovendo tirare fuori tutto è più facile per loro picchiare rispetto a chi ha margine) i conti del carrozziere salgono alle stelle. Un peccato, ma non sono soli.

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Kik Stake Sauber. Intanto capire come chiamare la squadra, poi i disastri al pit stop, la mancanza di chiarezza sul futuro e Audi che ha preso in mano tutto, esonerando di fatto AAB, il team principal, che occupa ormai una posizione simbolica al vertice. Seidl a capo del team non sembra avere ottimi rapporti coi vertici attuali Audi, ex Porsche, da cui era scappato tempo fa. Insomma, saranno svizzeri, con mentalità tedesca, ma insegnano agli italiani come fare casino.

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Visa Cash Apprb. Altro nome impronunciabile, ma con una certezza: il team B di Red Bull non va male, Ricciardo sì. Anche per colpe non sue, ma di sicuro in Giappone ha messo il coperchio a una situazione imbarazzante, con Lawson in attesa di sostituzione dell’australiano. Tsunoda non fa casini stavolta, il team fa un pit stop da manuale che gli fa recuperare tre posizioni di botto. Felice a casa sua.

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Il resto della truppa, non pervenuto. Facciamo silenzio su Alpine per carità di patria (ci sarebbe da dire tanto, per ora meglio osservare) Haas è lì che sgomita con uno che va (Hulkenberg) e l’altro che rema (Magnussen). Con Williams e i francesi, se sparissero dalla F.1 insieme a Sauber, non se ne accorgerebbe nessuno. Ma togliere otto macchine di botto, questa F.1 non se lo può permettere. Infatti, tengono fuori chi vorrebbe entrare, hai visto mai fossero più bravi…

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Appuntamento tra quindici giorni per il Gran Premio della Cina.

Classifica Mondiale Piloti

1. Verstappen 77; 2. Perez 64; 3. Leclerc 59; 4. Sainz 55; 5. Norris 37; 6. Piastri 32; 7. Russell, Alonso 24; 9. Hamilton 10; 10. Stroll 9; 11. Tsunoda 7; 12. Bearman 6; 13. Hulkenberg 3; 14. Magnussen 1.

Classifica Mondiale Costruttori

1. Red Bull-Honda 141; 2. Ferrari 120; 3. McLaren-Mercedes 69; 4. Mercedes 34; 5. Aston Martin-Mercedes 33; 6. Racing Bulls-Honda 7; 7. Haas-Ferrari 4.

(Foto by Pirelli)