Il Mondiale Formula 1 è partito tardi ma a pieno regime. Infatti il Gran Premio di Ungheria, in programma nel fine settimana, è il terzo di fila in altrettante settimane.

Come il Red Bull Ring, anche l’Hungaroring è lungo poco più di 4 km, con diversi dislivelli. Rispetto al circuito austriaco, però, presenta curve piuttosto lente in rapida successione, che enfatizzano il grip meccanico. Il record della pista appartiene a Max Verstappen, autore di un giro ad una media di 211,5 km/h. Una media bassa rispetto agli altri tracciati che dimostra l’estrema tortuosità della pista e la necessità di utilizzare un alto carico aerodinamico. Le caratteristiche del tracciato, che non dà tregua, e la mancanza di aria fresca data la posizione della pista, lo rendono particolarmente duro per piloti, alcuni dei quali l’hanno definita una pista da kart, e monoposto. Basti pensare che dallo spegnimento del semaforo alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale del freno di 56 tonnellate, tra i più alti del Mondiale. La frenata più violenta è quella che precede la prima curva: le monoposto vi arrivano a 346 km/h e scendono a 109 km/h in soli 137 mt, con i piloti chiamati ad esercitare un carico di 182 kg per 2,58 secondi sul pedale del freno, subendo una decelerazione di 5,5 g.

Di riflesso significa un notevole sforzo anche per l’impianto frenante. La pista ungherese presenta 11 punti di frenata, per un tempo totale di utilizzo dei freni per quasi 18 secondi per ciascun giro, oltre 20 minuti per l’intero arco di gara. Il materiale d’attrito utilizzato per le pastiglie Brembo di Formula 1 è il CER, che garantisce ottimi tempi di warm-up, cioè massima rapidità nel raggiungimento della temperatura di esercizio più efficiente, ampio range di utilizzo, sia in termini di pressione sia di temperatura, e una risposta in attrito molto lineare. Il coefficiente d’attrito tra disco e pastiglie è 0,7-0,9 a fronte dello 0,4 raggiunto da un’auto sportiva con pastiglie in materiale organico. Una pastiglia pesa circa 200 grammi, ossia un quarto di una pastiglia per uso stradale. La sua durata è di 800 km ma le prestazioni sono ripetibili da inizio a fine utilizzo.

Anche gli pneumatici non hanno vita facile all’Hungaroring, perchè lavorano costantemente, senza possibilità di raffreddarsi date le 14 curve pressoché continue, con solo un breve rettilineo. I livelli di usura e degrado sono generalmente bassi e in passato la strategia più scelta è stata quella a una sosta. Nel 2019, però, Lewis Hamilton ha vinto con due pit stop, ma va sottolineato che i primi cinque piloti al traguardo hanno adottato tutti strategie differenti. La gestione del degrado è stata l’elemento chiave della gara. I tecnici Pirelli hanno portato in Ungheria le stesse tre mescole utilizzate nelle prima due gare in Austria: C2, C3 e C4 quali rispettivamente P Zero White hard, P Zero Yellow medium e P Zero Red soft.

A Budapest, nella FP1, Robert Kubica tornerà di nuovo al volante della Alfa Romeo C39, questa volta alternandosi a Kimi Raikkonen.