L'undicesima edizione del Concours of Elegance, la principale rassegna di auto d’epoca della Gran Bretagna e tra le prime tre al mondo, in programma dall’1 al 3 settembre all'Hampton Court Palace di Londra, renderà omaggio alla 24 Ore di Le Mans nell’anno del centenario ospitando 10 iconiche automobili che hanno vinto la classica francese, in rappresentanza di alcuni tra i marchi che più hanno contribuito a scrivere pagine importanti della corsa più famosa al mondo: Bentley, Alfa Romeo, Ferrari, Ford, Mercedes-Benz, Porsche, Matra e Rondeau.

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Nel 1923 la Bentley ritenne che la propria vettura 3.0 litri non fosse ancora pronta per affrontare la gara inaugurale della 24 Ore di Le Mans, mentre per l’edizione dell’anno successivo, con il motore adeguatamente preparato, così come il serbatoio, oltre ai freni sulle quattro ruote, la casa inglese fornì a John Duff e Frank Clement, dei "Bentley Boys", il pieno supporto per affrontare privatamente la maratona. E la maestosa vettura ha ripagato la fiducia andando a vincere nonostante un lungo pit stop.

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La Bentley Speed Six “Old Number One” è stata la prima vettura a vincere due edizioni consecutive della 24 Ore, nel 1929 e 1930, diventando un vero e proprio punto di riferimento di Le Mans e, probabilmente, l'auto più significativa nella grande storia dello sport automobilistico britannico. La vincitrice era la macchina di punta tra le cinque iscritte dal marchio britannico nel '29, ed era basata sulla versione sportiva Speed Six della iconica tourer da 6,5 litri. Il suo motore preparato erogava 190 CV, consentendo di raggiungere una velocità massima di 115 mph. Pilotata da Woolf Barnato e Tim Birkin, condusse la squadra sul podio e nel 1930, nonostante la forte concorrenza delle nuove Alfa Romeo e Mercedes-Benz, ripeté l'impresa vincente, con Barnato e Glen Kidston al volante. La Bentley non avrebbe più vinto a Le Mans fino al 2003, quando fu la Speed 8 a passare per prima sotto la bandiera a scacchi. (Tim Scott Fluid Images)

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Le carrozzerie leggere ed aerodinamicamente ottimizzate di Zagato hanno regalato all'Alfa Romeo alcune delle sue vittorie sportive più famose, e la leggendaria 8C-2300 del 1931 ha fornito a Enzo Ferrari, allora a capo della squadra sportiva del Biscione, numerosi successi prima di fondare la propria scuderia. (foto Mathieu Heurtault)

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La vettura con il telaio n. 2111005 è la quinta 8C 2300 delle 188 costruite e la seconda di quattro Le Mans Zagato a telaio lungo. Spinta da un otto cilindri di 2,3 litri da 155 CV, presentò il proprio biglietto da visita con la vittoria di classe al Gran Premio d'Irlanda una settimana prima che Lord Howe e Tim Birkin tagliassero per primi il traguardo a Le Mans nel 1931. Questa fu la prima vettura italiana a vincere a La Sarthe e la prima a superare la barriera dei 3000 km percorsi dal vincitore della gara.

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Tra le vetture che hanno firmato il successo a Le Mans ci sarà anche la vincitrice dell’edizione 1952, la Mercedes-Benz 300 SL W194, che avrebbe generato l'iconico modello stradale "Ali di gabbiano". Questa fu la prima vettura tedesca a vincere la 24 Ore, nonché la prima vettura a carrozzeria chiusa. La 300 SL ha rappresentato una vera e propria rivoluzione tecnologica, grazie al leggero e robusto spaceframe in tubolare d'acciaio, alla carrozzeria aerodinamica in alluminio, alle rivoluzionarie portiere ad ali di gabbiano e al motore 6 cilindri in linea di 3,0 litri da 165 CV. Con Hermann Lange e Fritz Riess al volante dell’auto vincitrice e l’altra vettura gemella a seguire, il marchio della Stella ha piazzato una bella doppietta. Di 300 SL W194 ne furono prodotti solo dieci esemplari, e proprio la macchina che sarà esposta a Londra, contrassegnata dal numero 21, è una delle macchine da corsa più storiche di tutte.

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La Ferrari 275P del 1963, con motore V12 centrale, è l'unica vettura del Cavallino ad aver "fatto il doppio" a Le Mans. Vinse per la Scuderia Ferrari come 250P nel 1963 e poi come 275P rimotorizzata nel 1964. Ludovico Scarfiotti e Lorenzo Bandini la portarono alla vittoria iniziale, guidando la folta pattuglia delle vetture di Maranello che fecero man bassa occupando i primi sei posti. L'allora 250P da 3,0 litri vinse con oltre 125 miglia (16 giri) di vantaggio, stabilendo un nuovo record di distanza e diventando la prima vettura vincitore senza motore anteriore. Quello del 1963 fu anche il primo successo assoluto per una squadra tutta italiana, sia per quanto riguarda le auto sia per i piloti.

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Nel giugno 1964, la 275P ridisegnata ed equipaggiata con un V12 da 3,3 litri, pilotata dal siciliano Nino Vaccarella e dal francese Jean Guichet, stabilì ancora una volta un record di distanza a Le Mans, coprendo 2917,5 miglia ad una media di 122,2 mph. La successiva doppietta Ferrari ha segnato l'ultima volta che la Ferrari è salita sul gradino più alto del podio assoluto a Le Mans, fino alla vittoria della 499P nel 2023.

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La Ford GT40 n. 1075 è un altro membro dell'esclusivo club "doppio di Le Mans". Iscritta dal team  JW Automotive Engineering di John Wyer nel 1968, dopo che il team ufficiale Ford si era ritirato dalle gare di durata, era contraddistinta dalle linee Mk1 e dalla iconica livrea Gulf. nonostante la dura concorrenza della Porsche e la pioggia battente, Pedro Rodríguez e Lucien Bianchi hanno dato all’ovale blu il primo successo a Le Mans. Tuttavia, fu nel 1969 che Jackie Oliver e Jacky Ickx ottennero, al volante della GT americana, una delle più famose, e ravvicinate, vittorie di sempre alla 24 Ore di Le Mans 24, beffando all’ultimo giro la Porsche 908LH di Hans Hermann.

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Iscritta per la prima volta nel 1972, la Matra-Simca MS670 prototipo Gruppo 5 fu riprogettata per le edizioni 1973 e 1974, nelle quali ottenne la vittoria a Le Mans guidata da Henri Pescarolo e Gérard Larrousse. Matra conquistò anche il titolo Costruttori nel Mondiale Endurance in entrambe gli anni, ma ciò non bastò ad impedire alla casa francese di ritirarsi dalle corse automobilistiche alla fine dell'anno per concentrarsi sulla produzione di vetture stradali. Se così non fosse stato, avrebbe potuto continuare la sua striscia vincente alla 24 Ore? Ovviamente non lo sapremo mai, ma gli appassionati presenti all'Hampton Court Palace potranno ammirare la bellezza di questa vettura.

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Jean Rondeau è l’unico nella storia di Le Mans ad avere vinto con un'auto che porta il suo nome. Il pilota e costruttore locale ha infatti vinto l’edizione 1980 al volante della Rondeau M379B che condivideva con Jean-Pierre Jaussaud. Il prototipo M379B Gruppo 6 sviluppato e costruito da Automobiles Jean Rondeau, era spinto da un Ford-Cosworth DFV V8 di 3,0 litri da 460 CV, montato in uno spaceframe in acciaio rinforzato con alluminio e pannelli della carrozzeria in fibra di vetro.

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Le accese battaglie tra Jaguar e Porsche nelle gare di durata del Gruppo C hanno contribuito allo sviluppo macchine incredibilmente evolute. Tra queste la Porsche TWR WSC-95, vincitrice di Le Mans nel 1996 e nel 1997 è stata una delle più iconiche e di successo. Utilizzando un propulsore sviluppato sulla base di quello della 935, 3,0 litri flat-six turbocompresso, che si era dimostrato di grande successo negli anni '80, la vettura sviluppata con l'aiuto di TWR e schierata dal Joest Racing con il supporto non ufficiale della fabbrica, ha conquistato la vittoria pilotata da Davy Jones, Alexander Wurz e Manuel Reuter.

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Il team tedesco è tornato l’anno successivo con Tom Kristensen, Michele Alboreto e Stefan Johansson alla guida, e la WSC-95 vinse per un giro dopo che problemi meccanici avevano eliminato i suoi principali rivali.

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La Bentley Speed 8 ha riportato, nel 2003, il marchio inglese ai vertici di Le Mans dopo un'assenza di sette decenni. I moderni “Bentley Boys”, Guy Smith, Tom Kristensen e Rinaldo Capello, hanno vinto con il prototipo chiuso #7 di classe LMGTP, che sarà in mostra all'Hampton Court Palace,  precedendo la vettura gemella #8 guidata da David Brabham, Johnny Herbert e Mark Blundell.

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