Sabato 19 settembre, alle 14.30, prenderà il via la 88^ edizione della 24 Ore di Le Mans. Questa sarà un’edizione strana, che per la seconda volta nella sua storia si disputa a settembre, ma soprattutto sarà senza pubblico, da sempre assoluto protagonista della kermesse francese. Inoltre il programma sarà concentrato in soli quattro giorni e il venerdì invece della classica e seguitissima parata nel centro cittadino, oltre alla cerimonia delle verifiche, si girerà in pista. Insomma, una cornice decisamente anomala, ma c’è da giurare che in pista la lotta sarà come sempre serrata.

Porsche è il marchio che vanta il maggior numeri di successi nella storia della maratona francese. Infatti, nell’arco di sei decenni nei quali ha partecipato con le sue vetture, la Casa di Stoccarda ha conquistato ben 19 vittorie assolute, oltre a numerosissime vittorie di classe.

Cinquant’anni fa, esattamente il 14 giugno 1970, Porsche otteneva la sua prima vittoria nella 24 Ore di Le Mans grazie alla 917 KH pilotata da Hans Hermann e Richard Attwood. Un successo che rappresenta una pietra miliare nella storia sportiva della Casa tedesca e che Porsche considera tra i più importanti. Per festeggiare questa importante ricorrenza il Museo Porsche ha deciso di riportare sul luogo di quella prima prestigiosa vittoria la protagonista di tale successo, la Porsche 917 KH del 1970, accompagnata da altre cinque vetture di Stoccarda vincitrici sul circuito della Sarthe: la 917 KH del 1971, la 936/81 Spyder del 1981, la 962 C del 1987, la 911 GT1 del 1998 e la 919 Hybrid del 2017, l’ultima biposto Porsche a conquistare la vittoria assoluta nella 24 Ore di Le Mans.

A pilotare le vetture sul tracciato francese, ripercorrendo le mitiche curve e il classico passaggio sotto il ponte Dunlop, anche due dei protagonisti di questa scia di successi: Hans Hermann, che insieme ad Attwood firmò la prima vittoria, e Timo Bernhard, che insieme a Earl Bamber e Brendon Hartley, ha conquistato con la 919 Hybrid l’ultima vittoria targata Porsche nel 2017.

Le immagini delle due vetture a confronto evidenziano le differenze di dimensioni, ma anche sotto il “vestito” la tecnologia è agli antipodi. La 917 KH #23 pesava 800 kg ed era spinta da un motore 12 cilindri di 4,5 litri che erogava 580 CV, che era sufficiente scaldare per una decina di minuti prima di prendere il via della corsa. Il suo abitacolo era talmente sacrificato che spesso i piloti sbattevano il casco contro il tettuccio.

Per mettere in condizioni la 919 Hybrid di prendere il via alla gara, invece, due tecnici e un ingegnere dovevano eseguire tutta una serie di procedure che duravano almeno un paio di ore. La 919 Hybrid era spinta da un motore 2,0 litri V4 turbo benzina da 500 CV che trasmetteva il moto all’asse posteriore, mentre un motore elettrico da 400 CV azionava le ruote anteriori completando di fatto la trazione integrale. Anche l’abitacolo della 919 era piuttosto sacrificato, ma in compenso i piloti godevano di molte protezioni.

Per celebrare le vetture che hanno aperto e chiuso questo fantastico ciclo di 19 vittorie, le due 911 RSR schierate in questa edizione nella categoria GTE dal team Porsche GT correranno una con la livrea rossa e bianca, come la 917 KH 1970 del Team Salzburg, e l’altra con la livrea nera e bianca della 919 Hybrid.