Settant’anni fa, esattamente il 13 maggio 1950, a Silverstone andava in scena il primo Gran Premio di Formula 1. Il British Grand Prix è la prima delle sette gare del neonato Campionato Mondiale FIA di Formula 1. E’ un momento storico, perché piloti e macchine di Paesi che solo pochi anni prima erano in guerra tra loro, sono uniti in una competizione sportiva che oltre alla capacità dei piloti mette a confronto la tecnologia di nazioni che sono impegnate nella faticosa ripresa dai disastri della guerra.

Sventola il Tricolore

Ed è un trionfo per i nostri colori, perché sul gradino più alto del podio sventola il tricolore e tutto il podio è marchiato Alfa Romeo. Per primo sotto la bandiera a scacchi transita Giuseppe “Nino” Farina, che dopo la pole position ha firmato pure il giro più veloce in gara, seguito da Luigi Fagioli e Reg Parnell. Tutti al volante dell’Alfa Romeo “Alfetta” 158, una monoposto straordinaria, dalla tecnologia avanzatissima pur essendo stata concepita più di dieci anni prima (il servizio completo sulla “Alfetta” 158 alla sezione “da leggere/auto d’epoca”). Al termine della stagione 1950 la casa milanese diventò il primo Costruttore a vincere il titolo mondiale in Formula 1 e “Nino” Farina, che in quella gara aveva firmato il primo “hat trick”, si laureò Campione del Mondo Piloti.

Biscione in affanno

Un fantastico bis iridato che, purtroppo per i nostri colori, in tutto questo tempo non si è più ripetuto. L’Alfa Romeo ufficialmente sarà in gara domenica in questo “Emirates Formula 1 70th Anniversary Grand Prix 2020”, la denominazione ufficiale del gran premio commemorativo dei 70 anni, e pure con un pilota italiano al volante, Antonio Giovinazzi, ma ahinoi è tutta un’altra storia. Innanzitutto la monoposto viene concepita in Svizzera e monta una power unit e molto altro Ferrari, ma soprattutto naviga nelle retrovie e a parte qualche isolato sprazzo di luce le posizioni di vertice, o perlomeno a ridosso, rimangono un miraggio. Per la cronaca, durante la FP1 di questo gran premio, al volante della C39 di Giovinazzi tornerà Robert Kubica.

Istruzioni per l’uso

Sempre in tema gran premio, va detto che non sarà solo l’Alfa Romeo a soffrire, perché alla luce dei temi monstre messi a segno dai piloti Mercedes una settimana fa sarà davvero dura per tutti cercare di infastidire le “Stelle nere”. L’unica reale speranza potrebbe venire dal meteo, che in caso di cambi repentini potrebbe rimescolare le carte. Sia in caso dell’arrivo della pioggia sia se dovessero rimanere le temperature elevate, che una settimana fa hanno un po’ messo in difficoltà le power unit tedesche. Così come più di qualche problema l’ha creato la gestione delle gomme, co il dechappamento che nei giri finali ha “azzoppato” in rapida successione sia Bottas sia il leader Hamilton. Allo scopo Pirelli fa sapere che, dopo una serie di analisi sugli pneumatici “sgonfiati” (sulle Mercedes e la McLaren di Sainz), la motivazione è da addebitarsi a una serie di concause determinate da un uso estremamente prolungato del secondo set. In particolare, la seconda Safety Car ha spinto quasi tutti i Team ad anticipare il pit stop e a effettuare quindi uno stint finale di circa 40 giri: più di tre quarti di gara, su uno dei circuiti più severi di tutto il Mondiale per gli pneumatici.  Questo, unito all’elevato passo delle F1 2020, più veloci sul giro secco di 1,2 secondi rispetto alla pole 2019, ha reso gli ultimi giri particolarmente critici. Un insieme di elementi che sulla copertura anteriore sinistra, notoriamente la più sollecitata sul circuito inglese, molto usurata dai tanti giri effettuati e quindi meno protetta di fronte a sollecitazioni limite, sono risultati estremi. A fronte di queste considerazioni, per questo weekend di Silvertone Pirelli ha conferma l’utilizzo della gamma di uno step più tenera rispetto al GP scorso: mescole C2, C3 e C4. La Casa milanese specifica che verranno inoltre riviste le prescrizioni di utilizzo incrementando le pressioni di gonfiaggio, al fine di ridurre il livello di stress sulla costruzione.