Mancano ormai poche ore al via della Dakar 2023, che prenderà il via il 31 dicembre con il tradizionale prologo e si preannuncia più dura e combattuta che mai. Sulla carta i due squadroni Toyota e Audi godono dei favori del pronostico nella sfida per il successo finale, ma potrebbero trovarsi a fare i conti con un pericoloso terzo incomodo: il team BRX.

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Pur se il Paese che la ospita la gara è lo stesso, il 70% del percorso è totalmente nuovo. Gli organizzatori dell'ASO hanno aumentato ulteriormente le difficoltà: percorrenze comprese tra 350 e 500 km a tappa, con le frazioni tra il Mar Rosso e il Golfo Persico più lunghe e tecniche rispetto allo scorso anno. Come se non bastasse gli organizzatori sono andati a scovare un’area nuova e disabitata dell’Arabia Saudita, l’Empty quarter, del nome più che significativo: il più grande deserto di sabbia del mondo, caratterizzato da dune imponenti, è particolarmente impegnativo.

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I motori si accenderanno il 31 dicembre, per il prologo, utilizzato per determinare l’ordine di partenza. Poi dal primo giorno del nuovo anno si comincerà a fare sul serio, con i concorrenti che si troveranno ad affrontare un percorso di 8.549 km, dei quali 4.700 di prove speciali (14), andando da una costa all’altra dell’Arabia Saudita, dal Mar Rosso al Golfo Persico, costellati da diverse difficoltà, tra cui molta sabbia e dune. In particolare, si prevede molto difficoltosa la parte finale della gara: dopo il giorno di riposo nella capitale saudita, Riyadh, le tappe 9 e 10 si svolgeranno con la temibile formula “marathon”, cioè senza poter contare sull’assistenza dei team. Quindi il rush finale si presenta particolarmente impegnativo, tanto che gli organizzatori hanno pensato di accorciare le ultime quattro tappe che porteranno la carovana a Dammam il 15 gennaio. Il regolamento ha previsto anche un premio di compensazione in secondi per i vincitori di tappa, costretti il giorno successivo a partire per primi, con gli svantaggi che ne conseguono.

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Toyota punta ovviamente a riconfermare il primato conquistato nella passata edizione con Nasser al-Attiyah e Mathieu Baumel. Il team Toyota Gazoo Racing ha lavorato per affinare ulteriormente le caratteristiche dell'Hilux da competizione, lavorando su differenziali e sospensioni, con una differente configurazione degli ammortizzatori, così come sono state affinate le caratteristiche di erogazione della potenza. Oltre a quella del qatarino la Toyota schiera altri due GR DKR Hilux T1+ per gli equipaggi Giniel de Villiers-Dennis Murphy e Henk Lategan-Brett Cummings. Il Toyota Gazoo Racing Dakar Team ha assemblato le sue tre vetture al Sea Camp,  a nord della città saudita di Janbu, prima di effettuare un approfondito shakedown.

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Al suo secondo tentativo, Audi punta senza mezzi termini ad una storica vittoria, anche se ufficialmente indica il podio come obbiettivo, che rivoluzionerebbe i rally raid stabilendo nuovi standard di efficienza e competitività. Per questa impegnativa missione la casa dei quattro anelli schiera una nuova generazione del suo prototipo elettrico con range extender: RS Q e-tron E2. Il prototipo Audi, della categoria T1-U, è dotato di due MGU (Motor Generator Unit) elettrici, uno per asse deputati alla trazione, e di un motore endotermico che funge da generatore, contribuendo alla ricarica della batteria ad alto voltaggio.

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Questo propulsore, un 2.0 TFSI derivato da quello che la Casa impiegava nel Dtm, per la prima volta sarà alimentato con un biocarburante rinnovabile a base di residui vegetali che consente di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 60% rispetto ad un combustibile tradizionale da competizione.

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Oltre al livello tecnico sarà altissimo anche quello umano degli equipaggi dei tre RS Q e-tron: a partire da Stéphane Peterhansel, non per niente denominato “Mister Dakar dall’alto delle sue 14 vittorie (6 in moto), affiancato da Edouard Boulanger, passando per il tre volte vincitore Carlos Sainz, coadiuvato da Lucas Cruz, per finire a Mattias Ekström ed Emil Bergkvist, che nella passata edizione entrarono nella top ten (9°) segnalandosi come lequipaggio dei quattro anelli meglio piazzato.

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Nella lotta per la vittoria non è da sottovalutare, però, anche è il team BRX, il Bahrain Raid Xtreme che porta in gara il prototipo sviluppato dalla Prodrive denominato Hunter. Il team è infatti reduce dalla vittoria ottenuta con Chicerit e Winocq al Rally del Marocco 2022, una sorta di prova generale della Dakar.

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L’auto sviluppata dalla struttura di Dave Richards, spinta da un V6 3.5 biturbo da 400 CV anch’esso alimentato da biofuel, è stata evoluta a livello di sospensioni oltre ad avere un nuovo look. Anche in questo caso, al volante ci saranno piloti molto blasonati: Sébastien Loeb, Orlando Terranova e Guerlain Chicerit. Quanto basta per tenerli nella massima considerazione.

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