La 45.ma edizione della Dakar si è conclusa a Dammam, dopo 14 tappe che hanno visto drammatici ribaltamenti di classifica in ogni categoria, tranne quella top dove Nasser Al-Attiyah ha firmato il suo quinto successo dopo aver preso la testa della corsa alla terza tappa ed averla gestita al meglio dai continui attacchi di Sébastien Loeb che, oltre alla piazza d’onore, si consola entrando nel libro dei record della Dakar con una serie di sei vittorie di tappa consecutive, sette in totale.

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Il qatarino, alla sua ventesima partenza alla Dakar, si conferma come uno dei piloti più consistenti della categoria, sfatando definitivamente, se ancora ce ne fosse bisogno, la fama di scassamacchine che si era fatto a inizio carriera. Soprattutto da quando ha fatto coppia con Mathieu Baumel, dal 2015, ha infilato quattro successi: nel 2015 con la Mini, mentre nel 2019, 2022 e 2023 al volante di una Toyota Hilux. In precedenza, aveva vinto l’edizione 2011 insieme a Timo Gottschalk, a bordo di una Volkswagen Touareg. Come detto, la premiata coppia dopo aver preso il comando della gara alla terza tappa ha disputato una corsa da manuale gestendo al meglio il vantaggio che si era trovata grazie alle disavventure degli altri protagonisti, arrivando sul traguardo finale con il grande vantaggio di 1h e 20 minuti suLoeb.

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Oltre alla vittoria assoluta, che già da sola basterebbe, Toyota può festeggiare anche per la grande prestazione generale offerta dai propri Hilux, anche dei team privati. Innanzitutto, per il terzo gradino del podio conquistato dal debuttante brasiliano Lucas Moraes (Overdrive Racing), ma anche per Giniel de Villiers e Henk Lategan che lo seguono direttamente in classifica portando a quattro gli Hilux nella top five. 

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Competitività e, soprattutto affidabilità, generale che è mancata agli sfidanti. Gli Hunter hanno mostrato di poter competere al vertice, ma una raffica di forature li ha penalizzati nella seconda tappa mettendoli inesorabilmente fuori dai giochi. Poi Sébastien Loeb e il suo Hunter si sono messi a marciare come un treno ma, nonostante le vittorie a raffica, il ritardo accumulato non ha lasciato speranza. E questo è stato davvero un peccato per lo spettacolo, perché sarebbe stato bello vedere Loeb e Al-Attiyah giocarsela ad armi pari. Infatti, se i successi a raffica possono incoronare il campionissimo francese come vincitore morale è altrettanto vero che il qatarino si è, probabilmente, limitato a gestire in modo intelligente il cospicuo vantaggio in saccoccia. Perciò, alla prossima.

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Chi esce invece con le ossa rotte da questa edizione della Dakar è indubbiamente l’Audi, che alla vigilia nutriva ovviamente ambizioni di successo grazie al notevole potenziale espresso dal prototipo elettrico RS Q e-tron 2. Purtroppo, due incidenti quasi in contemporanea hanno ben presto tolto di mezzo i due piloti con le maggiori ambizioni nella squadra dei quattro anelli, Stéphane Peterhansel e Carlos Sainz, mentre un’altra rottura della sospensione ha fatto scivolare nelle retrovie anche Mattias Ekström, che nonostante le belle prestazioni successive, spesso a podio, ha dovuto accontentarsi del 14.mo posto. Un risultato finale, peraltro senza alcuna vittoria di tappa, che certamente non può soddisfare la casa dei quattro anelli per lo sforzo messo in campo. Tuttavia, Oliver Hoffmann, Membro del Board per lo sviluppo tecnico di Audi AG, avverte: “Torneremo nel 2024”.

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Un colpo di scena finale, con la rottura di un braccio della sospensione nella penultima tappa che ha fatto perdere oltre 20 minuti al leader Baciuška, ha consegnato la vittoria nella categoria SSV al più giovane partecipante alla Dakar di sempre, il 18enne polacco Eryk Goczał, che peraltro ha condiviso il podio finale con suo padre Marek, terzo.

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Anche nella categoria T3 la vittoria finale è stata pesantemente determinata da una serie di colpi di scena che hanno via via messo fuori dalla corsa per il successo i leader indiscussi, Gutiérrez, Lopez e Quintero, che si erano giocati il vertice della categoria a suon di vittorie di tappa, spianando la strada ad Austin Jones.

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Janus van Kasteren ha messo fine a sei anni di indiscussa egemonia russa nella categoria Camion, portando il suo Iveco a firmare la terza vittoria della marca alla Dakar. Questo nonostante un inconveniente che gli aveva fatto perdere quasi un’ora nel corso della quarta tappa, facendolo precipitare al quinto posto in classifica. Ma l’olandese, affiancato da Darek Rodewald e Marcel Snijders, non si è scoraggiato facendo della determinazione e costanza le sue armi migliori e dopo il ritiro del ceco Aleš Loprais, deciso per il coinvolgimento nell’incidente costato la vita ad uno spettatore italiano, ha riguadagnato la testa della corsa evitando le particolari insidie di alcune speciali e totalizzando tre vittorie di tappa.

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Tracciando il bilancio finale della Dakar 2023, dei 355 veicoli che hanno iniziato la gara 235 sono arrivati al traguardo finale di Dammam: 80 moto (su 121), 10 quad (18), 46 auto T1 e T2 (67), 38 prototipi leggeri (47), 39 SSV (45) e tutti i 22 camion, insieme a 80 degli 88 equipaggi della terza edizione della Dakar Classic, la gara di regolarità per veicoli del '900.

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