Sono passati vent’anni dalla sua morte, il 25 aprile 2001 al Lausitzring durante un test con il prototipo Audi, ma finalmente giustizia è fatta: la Curva Parabolica del “suo” Autodromo di Monza verrà intitolata a Michele Alboreto, durante una cerimonia ufficiale che si svolgerà sabato 11 settembre durante il weekend del Gran Premio d’Italia, alla presenza della moglie Nadia e dei famigliari, oltre che del CEO della F. 1 Stefano Domenicali e del presidente dell’Autodromo Nazionale di Monza Giuseppe Redaelli.

(Foto www.alexgalli.com)

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Michele era molto attaccato all’Autodromo di Monza, dove aveva iniziato a correre al volante di una Formula 875 Monza, categoria alla quale era molto legato e che avrebbe voluto far rivivere, perciò fin dai giorni immediatamente successivi al tragico incidente si era parlato di questa eventualità.

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Poi le classiche tempistiche, e beghe, italiane hanno dilazionato tutto, ma finalmente il presidente ACI Angelo Sticchi Damiani ha ripreso in mano la situazione e, dopo aver ottenuto unanime parere favorevole dalla Giunta Sportiva, ha sancito l’intitolazione della Curva Parabolica, tra le più significative del “Tempio della Velocità”.

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Nel 1955 il sempre più frequente uso dell'autodromo per i tentativi di record della velocità e il raggiungimento di un superiore grado di sicurezza, resero necessaria la riprogettazione dell'anello di alta velocità da costruirsi sulla falsariga del tracciato abbattuto nel 1938. Il progetto, curato dagli ingegneri Antonino Berti e Aldo Di Rienzo, seguiva esattamente il vecchio tracciato nella parte Nord, mentre la curva Sud veniva arretrata di circa 300 metri per consentire il passaggio del pubblico sul nuovo Viale Mirabello. Tale scelta impose una nuova modifica alla pista stradale: in particolare le due curve del porfido, che impegnavano il viale Vedano, furono eliminate e sostituite da un'unica curva asfaltata, con sviluppo di 180 gradi, chiamata Parabolica per il suo andamento e la traiettoria ad arco crescente: con un grado di curvatura più stretto all’inizio che poi va allargandosi consentendo una forte accelerazione decisiva per raggiungere la massima velocità sul rettilineo di arrivo. In questa nuova configurazione, il tracciato completo tornava alla lunghezza totale di 10 km, dei quali 5.750 per la pista stradale che pur con alcune modifiche per l’aggiunta delle varianti ha la fisionomia attuale, e 4.250 per l’anello di alta velocità.

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Michele Alboreto rimane certamente uno dei più grandi piloti italiani degli ultimi decenni, ma soprattutto una grande persona, molto amato dagli appassionati e addetti ai lavori per la sua disponibilità e competenza. Nato il 23 dicembre 1956, iniziò la carriera sportiva nel 1976 nel Trofeo Cadetti di Formula Monza. Nel 1978, grazie al supporto della Scuderia Salvati, passò alla F. Italia conquistando una vittoria e classificandosi quarto nella graduatoria finale. Nel 1979 passò alla F. 3 nella squadra Euroracing di Giampaolo Pavanello conquistando il titolo europeo l’anno successivo, che gli valse la chiamata di Cesare Fiorio nel programma sportivo Lancia nel Mondiale Prototipi, didputando nel 1981 anche l’Europeo di F. 2 al volante di una Minardi con cui vinse la gara di Misano. Lo stesso anno debuttò, a Imola, in F. 1 al volante di una Tyrrell, con la quale conquisterà due vittorie, a Las Vegas 1982 e Detroit 1983.

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Nel 1984 indossò la casacca ufficiale del Cavallino, con la quale divenne vececampione del Mondo l’anno successivo, portando a cinque le sue vittorie totali nei gran premi. Poi si cimentò anche in altri campionati, tornando alle ruote coperte con i prototipi con cui vinse la 24 Ore di Le Mans 1997.

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Chi scrive ha avuto il privilegio di conoscere Michele Alboreto e, dato che anche il sottoscritto ha avuto l’occasione di debuttare al volante di un’auto da corsa solo grazie alla Formula Monza, di parlare a più riprese del progetto che gli stava tanto a cuore. Idea che ci aveva ribadito in occasione dell’ultima gara automobilistica alla quale prese parte, proprio a Monza su una GT Lamborghini, quando quel progetto stava prendendo attivamente vita in seno alla CSAI: “Con Piero Ferrari stiamo  preparando un programma per i giovani con l’obbiettivo di riportare piloti nostrani fino alla Formula 1”. Questo progetto partiva proprio dalla creazione di una nuova categoria sulla falsariga della Formula Monza, cioè una categoria veramente accessibile ai giovani anche con risorse limitate, peraltro in grado di far crescere anche tutta una serie di figure legate al motorsport. Ci aveva provato alcuni anni fa Ivan Capelli, grande estimatore di Alboreto, quando prese la presidenza dell’AC Milano, ma purtroppo non ha avuto il tempo materiale per concretizzare un progetto che, ci aveva garantito, sulla carta esisteva già. Beh, sarebbe bello che, anche per l’occasione dei 100 anni dell’Autodromo di Monza, questa sorta di testamento di Michele Alboreto venisse esaudito.

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